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Visualizzazione dei post da 2019

APPROFONDIMENTO SULLA LETTURA 'LO STATO NASCENTE'

LO STATO NASCENTE, di Francesco Alberoni Francesco Alberoni è un sociologo, scrittore ed editorialista italiano. Si è formato in ambito scientifico studiando medicina, psicoanalisi e statistica. In seguito ha scelto come cvampo privilegiato la sociologia delle trasformazioni individuali e collettive. Movimento e istituzione, pubbliato nel 1977, è il testo cardine della sua sociologia. In questo saggio Alberoni espone per la prima volta il tema da cui prenderanno le mosse anche le sue riflessioni sucessive, ovvero il concetto di stato nascente. Lo stato nascente è la condizione iniziale da cui scaturisce un movimento sociale, quel momento in qui le barriere istitiuzionali vengono superate grazie all'emergere di una nuova coscienza collettiva. In quanto tale, lo stato nascentye non coincide con qualunque fenomeno collettivo ma implica sempre dalle interazioni caratterizzate da un forte impulso al cambiamento. Lo stato nascente apre dunque la possibilità di nuove formazioni social

APPROFONDIMENTO SULLA LETTURA 'I GRUPPI E LE ISTITUZIONI'

I GRUPPI E LE ISTITUZIONI, di Charles H. Cooley Charles Horton Clooney è stato un sociologo statunitense. Tra le sue opere si devono ricordare: L'organizzazzione sociale, il processo sociale, Teoria sociologica e ricverca sociale. Ne l'organizzazzione sociale, Clooney introduce il concetto di gruppo primario. Egli intende riferirsi in questo modo a una piccola associazione di persone legate da vincoli affettivi, come per esempio la famiglia. In segiuto, la distinzione tra gruppi primari e gruppi secondari è diventata di uso comune in sociologia, con un significato più ampio di quello originariamente inteso da Clooney. Come emerge dal brano che segue, al gruppo Clooney contrappone l'istituzione, che non è un'associazione tra individui, ma un aspetto 'definito'.

SOCIOLOGIA, APPROFONDIMENTO LETTURA 'IL NUOVO ARRIVATO'

IL NUOVO ARRIVATO, di Erving Goffman Erving Goffman è stato un sociologo canadese. Ha lavorato come docente prima presso l'università californiana di Berkley e in seguito presso l'università B. Franklin della Pennsylvania. In questo saggio Goffman riprende il concetto classico di ruolo, interpretandolo come quell'insime di attività che un attore sociale deve svolgere in base al suo status, ossia alla posizione che occupa nella socità. Tuttavia il sociologo americano vi aggiunge una prospettiva innovativa, scadagliando altri livelli, come, per esempio, l'attaccamento al ruolo e all'immagine di sè. Tali dinamiche rivelano che ogni singolo attore può aderire alle richieste normative degli adempimenti di ruolo in maniera più o meno forte, conformistica, creativa.. e che esiste una certa autonia dell'individuo nei cobnfronti della realtà istituzionale

PEDAGOGIA: TRA LUTERO E CALVINO

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Martin Lutero si formò nell’ordine agostiniano, dal quale si separò quando il suo disaccordo con la dottrina cattolica tradizionale divenne insanabile, con la celebre polemica intorno alle opere e alle indulgenze. In effetti, la sua concezione del mondo e della vita riprendeva numerosi aspetti del pensiero di Sant’Agostino, in una rielaborazione che accentuava soprattutto l’assolutezza del volere divino e una visione pessimistica dell’essere umano. Queste interpretazioni contraddistinsero anche la riflessione sull’educazione, per cui Lutero si può cogliere l’aspetto ambivalente della riforma in campo pedagogico e scolastico. La riforma indusse una vasta opera di diffusione dell’alfabetizzazione, in tutta Europa penetrò attraverso il pensiero antropologico e morale dei riformatori, un approccio negativo all’uomo, concepito come peccatore incapace di un’autonoma elevazione.

PEDAGOGIA: JUAN LUIS VIVES

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Il maggiore rappresentante dell’umanesimo pedagogico in Europa fu Juan Luis Vives. Egli fu sostenitore di un’educazione popolare che non aveva precedenti al suo tempo. Lo stesso spirito innovatore, certamente più decisivo di quello erasmiano, è manifesto nell’attenzione riservata all’educazione delle donne, che Vives considera possibile e socialmente auspicabile, anche se resta ancorato alle concezioni che erano ben lontane dal riconoscere ai due sessi capacità e responsabilità, se non pari, almeno analoghe.

PEDAGOGIA: ERASMO DA ROTTERDAM

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Erasmo da Rotterdam, dedicó vari scritti di rilievo al problema dell’educazione, e del suo rinnovamento. Il centro speculativo del pensiero erasmiano è il suo saggio dal titolo apparentemente paradossale, elogio della follia, uno dei libri più letti di tutti tempi, attraverso un abile finzione letteraria il suo ideale morale culturale è improntato a una sobrietà e semplicità spirituale che voleva essere, nelle sue intenzioni, la base di un rinnovamento della stessa fede religiosa. E lì si mantenne fedele alla Chiesa cattolica, entrando in contrasto con Lutero e partecipando al dibattito sul libero arbitrio. Erasmo pose il suo ideale attraverso motivi tratti dalla letteratura ed al pensiero antico, in particolare integrando cristianesimo e istanze del pensiero classico. In campo educativo fu sostenitore dell’ideale umanistico, a cui diede un’espressione compiuta sostenendo lo studio dei classici come base della cultura, la mitezza del rapporto tra maestro e allievi, l’importanza di fatt

PEDAGOGIA: BALDASSARE CASTIGLIONE

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Un esponente della seconda generazione di umanisti fu Baldassarre Castiglione, autore di un celebre trattato sulla vita di corte che è insieme un prontuario delle regole, dei componenti e della mentalità diffusa negli ambienti più importanti e raffinati della società del tempo, e anche una preziosa testimonianza per lo studio della storia dei costumi. Il Castiglione descrive tutte le virtù del corpo e dello spirito utili alla vita di corte, indispensabili per il cortigiano. Castiglione aveva perso il suo contatto con la vita politica e gradualmente rimase soltanto l’ideale delle ‘buone maniere’, compendiato in un altro celebre trattato nell’insieme delle prescrizioni del galateo.

PEDAGOGIA: LEON BATTISTA ALBERTI

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In ambito pedagogico il nome di Leon battista Alberti è legato all’ampio trattato della famiglia, diviso in quattro libri dedicati agli aspetti della vita familiare. Tra questi ha un posto d’onore proprio l’educazione, la famiglia si approprió sempre più del compito di educare i suoi membri. La lontananza fisica e affettiva che i genitori mantennero per secoli nei confronti dei propri figli aveva soprattutto la funzione di garantire un indispensabile distacco emotivo e sentimentale. In un epoca in cui la mortalità infantile era ancora elevatissima, affezionarsi ha un bambino significava spesso condannarsi al dolore di perderlo prima di averne completato lo svezzamento. In Alberti è presente il tema della fortuna e dell’esigenza della virtù come strumento utile per affrontare le sempre sorprendenti circostanze della vita. L’educazione appare come la via necessaria per la formazione della virtù. Anche la scuola e l’insegnamento andavano, quindi, orientati al raggiungimento della virtù.

SOCIOLOGIA: RALF DAHRENDORF E IL CONFLITTO DI CLASSE

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Il conflitto di classe, è uno degli esempi più evidenti della persistenza della conflittualità anche nella società benestanti del secondo dopo guerra. La questione è stata affrontata soprattutto da Ralf Dahrendorf, un sociologo e uomo politico tedesco. Egli dimostrò che a metà del XX secolo non era più possibile parlare di classe ponendo esclusivamente l’accento sulla componente economica, come aveva fatto a suo tempo Marx. Era invece necessario rileggere il fenomeno a partire dalla questione dell’autorità. Dahrendorf afferma che chi esercita in maniera legittima l’autorità, si aspetta di essere ubbidito in virtù della posizione che occupa. Se esiste un’autorità legittima, infatti, ci sono un sovraordinato e un subordinato. Ed è da qui che nasce il conflitto, perché il detentore dell’autorità si adopera per mantenere la situazione così com’è, mentre subordinato si sforza di sovvertirla.

SOCIOLOGIA: LA SCUOLA DI FRANCOFORTE

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In Europa, la principale corrente sociologica opposta al funzionalismo fu la teoria critica elaborata dalla scuola di Francoforte, una corrente chiamata così perché nata e sviluppatasi presso l’istituto di ricerca sociale della città tedesca. I suoi principali esponenti: Theodor W. Adorno, Max Horkheimer e Hebert Marcuse, erano in realtà dei filosofi, ma con uno spiccato interesse per la comprensione delle dinamiche sociali. La teoria critica voleva essere, come rileva il nome stesso, non solo una descrizione dei fenomeni sociali ma anche una denuncia a un tentativo di cambiamento delle forme di dominio economico e politico di una parte della società su tutto il resto.

SOCIOLOGIA: CHARLES WRIGHT MILLS

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La figura di spicco delle teorie del conflitto in America fu Charles Wright Mills. Egli non esitò a sostenere che negli USA il potere fosse nelle mani dei politici, degli industriali e dei militari, che si spalleggiano e si influenzavano a vicenda. I militari, infatti, erano politicizzati, e l’economia si reggeva essenzialmente sulla corsa agli armamenti e su cospicui investimenti in tecnologie belliche. Alla formazione e allo sviluppo del ceto medio degli stati uniti Mills dedicò una buona parte del suo impegno intellettuale. In colletti bianchi egli osserva che, all’inizio del 900, più della metà delle persone occupate rientrava nella categoria degli imprenditori indipendenti. Interrogandosi sulle motivazioni di un simile cambiamento, Mills individua essenzialmente due cause: l’affermazione della grande impresa e l’espansione dell’apparato statale. Per questi due motivi si sono diffuse figure professionali nuove, economicamente dipendenti, che hanno trovato la propria collocazione in

SOCIOLOGIA:IL SISTEMA

Lo struttural-funzionalismo si propone esplicitamente come prosecuzione dell’approccio sociologico di Spencer e Durkheim. Spencer paragonava la società a un organismo vivente. Lo struttural-funzionalismo abbandona l’analogia spenceriana con l’organismo corporeo, dai risvolti rigidamente evoluzionisti ma conserva i concetti di struttura e funzione inserendolo in una concezione della società come sistema. Un sistema è una realtà composta di più elementi interdipendenti tra loro che nel insieme formano un tutto organico retto da proprie leggi. Le caratteristiche di un sistema sono quindi l’essere composto di elementi e il reggersi su un equilibrio fra essi, nessuno dei quali è presente per caso. Un sistema è un’entità complessa fatta in modo da resistere nel tempo.

SOCIOLOGIA: LA SOCIETà INDUSTRIALE AVANZATE, TALCOTT PARSONS

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Un ulteriore passo in questa direzione viene compiuto da una nuova corrente sociologica che si è sviluppata negli Stati Uniti nel corso degli anni 30, ma soprattutto dopo la seconda guerra mondiale: lo struttural-funzionalismo. Essa ha rappresentato per alcuni decenni la versione dominante della sociologia e il suo principale esponente, Talcott Parsons, è rapidamente divenuto un nuovo autore classico, le cui idee sono entrate a far parte del patrimonio consolidato di tutti i sociologi. È ben vero che le contraddizioni e le diseguaglianze non cessano di esistere, ma nel complesso la società industriale avanzata mostra di essere un modello stabile di convivenza, e ben pochi rimpiangono le condizioni di vita antecedenti alla rivoluzione industriale. Lo struttural-funzionalismo è la prima teoria sociologica che interpreta la società industriale come un sistema ben funzionante, in cui i problemi sociali tendono progressivamente a trovare una loro soluzione.

SOCIOLOGIA: LA DEFINIZIONE DELLA SITUAZIONE

Per gli autori della scuola di Chicago, i fenomeni sociali possono essere spiegati facendo riferimento in particolar modo alla situazione in cui essi hanno luogo. È noto che il comportamento degli studenti muta notevolmente se la situazione coincide con l’aula scolastica o con la gita scolastica. Al contrario, come dicono Thomas e Znaniecki, essa viene definita dai soggetti. La situazione è il risultato di un processo graduale tramite cui i soggetti coinvolti nell’interazione contribuiscono alla propria comprensione dell’interazione stessa e del suo contesto, per così dire ‘se ne fanno un’idea’. L’idea che i vari soggetti si fanno di una certa situazione è una condizione fondamentale, in questa prospettiva sociologica, per comprendere ciò che effettivamente accade nella realtà sociale.

SOCIOLOGIA: STUDIO SULL'EMIGRAZIONE, WILLIAM THOMAS E FLORIAN ZNANIECKI

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La più famosa tra le ricerche maturate nel contesto della scuola di Chicago è quella svolta da William Thomas e Florian Znaniecki su il contadino polacco in Europa in America. L’argomento non è affatto insolito come potrebbe sembrare: in quegli anni, l’immigrazione dei polacchi verso l’America e verso alcuni Stati europei aveva raggiunto livelli molto alti ed era divenuta quindi un problema sociale rilevante. Thomas e Znaniecki studiarono il fenomeno migratorio indagando soprattutto le sue forti conseguenze sugli atteggiamenti e sui comportamenti, sui valori e sulle tradizioni di chi vi era coinvolto. Thomas e Znaniecki affermano che la causa di un fenomeno sociale o individuale non è mai un altro fenomeno esclusivamente sociale individuale, ma la combinazione di uno e dell’altro. FLORIAN WILLIAM

SOCIOLOGIA: CHICAGO, UNA CITTà-LABORATORIO

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Tra la seconda metà dell’ottocento e primi decenni del 900, gli Stati uniti offrono un quadro sostanzialmente diverso dall’Europa. Lo sviluppo urbano e quello industriale sono imponenti e l’immigrazione è uno dei nodi centrali che le amministrazioni locali e quelle centrali si trovano a dover sciogliere. Chicago, deve affrontare dei massicci mutamenti indotti dal boom dell’edilizia riconfigurano completamente l’assetto cittadino, riverberandosi anche sul piano sociale. Il 1871 fu un anno terribile per l’incendio che devastò la città di Chicago e, quando si trattó di ricostruirla, i quartieri vennero spesso concepiti alla stregua di aree non comunicanti tra loro. Possiamo immaginare le conseguenze: da una parte i ricchi e dall’altra i poveri, con un’estrema variabilità etnica.

SOCIOLOGIA: GEORG SIMMEL

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Il berlinese Georg Simmel fu uno dei padri fondatori della sociologia, solo negli ultimi decenni la sua opera è stata rivalutata e giudicata come un’interpretazione delle trasformazioni della vita sociale avvenute soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo delle città e delle metropoli europee. Simmel ha una visione particolare della sociologia, diversa da tutti gli altri classici di cui abbiamo parlato. Nel riflettere su ciò che rende la sociologia una disciplina indipendente, egli ricorre, per distinguerla dalle altre scienze sociali, alla contrapposizione tra forma e contenuto. La sociologia ha a che fare con ciò che Simmel chiama gli eventi di associazione. Ciò di cui si deve occupare sono allora i modi tipici attraverso cui le persone si relazionano, vale a dire le forme dello stare insieme. E tali forme rimangono invariate nonostante il continuo variare storico dei loro contenuti. Le forme sociali fondamentali sono la diade e la triade. La diade indica l’insieme di due soggetti.

PSICOLOGIA: ESSERE AUTISTICI OGGI

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Fino a qualche anno fa il destino dei bambini autistici sembrava segnalato. Oggi, invece, ai genitori e ai bambini possono essere offerte diverse possibilità di sistemazione, più flessibili, che vanno incontro alle esigenze e alle peculiarità di ognuno. È bene evidenziare che molti ragazzi autistici riescono a frequentare l’università, e nel lavoro possono diventare estremamente affidabile e coscienziosi. Anche la psicofarmacologia ha conosciuto un grande sviluppo, e oggi sono disponibili farmaci, usati anche per le psicosi degli adulti, che hanno un ridotto carico di effetti collaterali contribuiscono a stemperare una buona parte della sintomatologia, per esempio le ritualità e l’aggressività.

PSICOLOGIA: LA PSICOSI PIù TEMUTA

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Le psicosi in età evolutiva occupano un posto di grande rilievo sia per le ricadute familiari, sia per il loro impatto sociale. Tra queste, la forma più nota e temuta e certamente l’autismo. Il termine autismo fu coniato nel 1911 per descrivere individui completamente assorbiti dalle proprie esperienze interiori, con una conseguente perdita di interesse per la realtà esterna. Nel 1943 venne formulata la prima definizione di sindrome autistica: una forma di psicosi piuttosto rara la cui sintomatologia è contrassegnata dal profondo isolamento sociale, gravi insuccessi nello sviluppo del linguaggio e conseguente incapacità di instaurare un adeguato sistema di comunicazione, con preferenza per comportamenti rituali o compulsivi, disturbi cognitivi eccetera.

PSICOLOGIA: IL RUOLO DEL CONTESTO FAMILIARE

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Gli interventi dell’insegnante, di solito non hanno altro effetto che aumentare e stabilizzare la confusione, agevolando il sedimentarsi di sentimenti di autosvalutazione: occorre cercare di capire cosa sta accadendo a monte, per esempio cercando di analizzare la situazione familiare. Occorre ripetere che nulla di ciò che si manifesta come disturbo emotivo in un bambino è riconducibile esclusivamente all’individuo, ma esso è generalmente il prodotto dell’ambiente familiare in cui quel bambino vive. Il momento in cui hanno consapevolezza di essere valutati, i soggetti fortemente ansiosi hanno la tendenza a chiudersi in se stessi. È importante capire la differenza tra normalità e patologia: mentre avere un attimo di distrazione o di insofferenza è normale e sano per tutti.

PSICOLOGIA: I SEGNALI DELLO STATO DI ANSIA A SCUOLA

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Il bambino manifesta il suo stato ansioso a volte con irritabilità, altre con un atteggiamento di apprensione continua, con sintomi somatici quali vomito, diarrea, la cefalea e l’eccessiva sudorazione. I segnali che permettono di capire se un bambino vive il disagio scolastico derivanti da uno stato d’ansia in modo violento sono molteplici. Particolarmente indicativa è la distrazione, ovvero la mancanza di partecipazione emotiva. In realtà, ciò che succede nella mente del bambino si ansioso è un sovraffollamento di pensieri, concetti, azioni, che non gli dà la possibilità di concentrarsi su un argomento unico.

PSICOLOGIA: L'ANSIA NEL CONFRONTO CON L'ESTERNO

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Anche bambini si trovano spesso a dover affrontare l’angoscia. A volte, il loro comportamento, pur apparendo patologico, non rappresenta altro se non una delle tante e diverse strategie che i piccoli mettono in atto per controllare il sentimento angoscioso che vivono. Per esempio l’ansia è da considerare come un’espressione di auto preoccupazione, caratterizzata da dubbi e svalutazione nei confronti di se stessi. La scuola, per esempio, essendo il primo palcoscenico ufficiale da affrontare, diventa spesso per i bambini il luogo in cui matura l’ansia, manifestata con comportamenti in attesi, che il più delle volte vanno a compromettere l’apprendimento e la serenità delle relazioni con i pari.

PSICOLOGIA: I SINTOMI EMOTIVI

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Per quanto riguarda i sintomi emotivi, nella depressione è prevalente l’umore disforico, ovvero la tristezza. L’umore disforico può anche essere conseguenza di altri disagi psicologici ma, a volte è possibile inserirlo a pieno titolo come sintomo all’interno del quadro depressivo. La tristezza si accompagna in questi casi a pianti non motivati da alcun evento preciso. Anche la mimica di un bambino e di un adolescente depresso rivela smarrimento e sconforto. Tra i sintomi emozionali che si possono presentare troviamo anche la rabbia, la perdita della risposta di piacere e di allegria, il non sentirsi amati, e l’autocommiserazione.

PSICOLOGIA: UNA PERICOLOSA PATOLOGIA INFANTILE

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La depressione è un’alterazione del tono dell’umore verso forme di tristezza caratterizzate da un notevole abbassamento dell’autostima e una tendenza all’autopunizione. Essa non colpisce solamente gli adulti, ma può riguardare anche i bambini. Se l’adulto è in grado di riconoscere che la sua situazione non fa parte della normalità, ovvero che non è più se stesso e che c’è qualcosa che non va, il bambino, al contrario, il più delle volte non ha mezzi per fare valutazioni su ciò che gli sta accadendo e può perdersi gravemente dentro la propria depressione.

PSICOLOGIA: LE AGRAFIE PERIFERICHE

Le agrafie periferiche comportano errori di omissione e di trasposizione di lettere, di sostituzione o di assemblaggio ed errori nel carattere delle lettere. Le agrafie periferiche comprendono le seguenti tipologie: -agrafia da neglect: questa forma di agrafia si manifesta con errori come amputazione o sostituzione dell’inizio della parola o della parte sinistra delle grafema -agrafia aprassico: più che di uno specifico problema di scrittura, si tratta di un discorso gestuale causato da un disturbo del movimento volontario, per cui il soggetto è incapace di compiere gesti complessi.

PSICOLOGIA: LE AGRAFIE CENTRALI

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Le agrafie centrali comprendono: -agrafia lessicale: si tratta di una lesione della procedura lessicale, per cui il soggetto scrive la parola come la pronuncia, questo disturbo si presenta con maggior evidenza nelle lingue in cui non c’è corrispondenza tra fonema e grafemi -agrafia fonologica: si tratta di una lesione delle procedure fonologiche, per cui il soggetto ha difficoltà a scrivere le non parole, cioè parole senza senso -agrafia profonda: in questo caso il soggetto scrive commettendo errori semantici, cioè relativi al significato della parola.

PSICOLOGIA: LE DIFFICOLTà DI SCRITTURA

I termini agrafia e disgrafia indicano patologie relative alla scrittura, e sono spesso associate alle afasie. Questi disturbi possono avere origini diverse: solitamente derivano da traumi cranici, patologie cerebrovascolari, malattie degenerative o neoplasie. Le varie manifestazioni di agrafie sono stati suddivisi in due gruppi: agrafia centrali e periferiche.

PSICOLOGIA: LE DIVERSE TIPOLOGIE DI DISTURBO

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Accanto ai disturbi della comunicazione abbiamo la categoria psicopatologica dei disturbi dell’apprendimento, o disturbi specifici dell’apprendimento e ai diritti che essa sancisce a proposito degli studenti con particolari difficoltà nella lettura, della scrittura e del calcolo. Questi disturbi si manifestano in un quadro generale di adeguate capacità cognitive, uditive e visive, hanno cause neurobiologica, si possono raggruppare in distinte tipologie denominate dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia. La dislessia può essere associata alla disortografia: si tratta, di problemi legati alle capacità di lettura, e a volte di scrittura. La discalculia, ovvero l’incapacità di fare i calcoli, produce sintomi analoghi alla dislessia. Il bambino che presenta queste difficoltà, pur in assenza di un danno neurologico intellettivo, può invertire, sostituire o o mettere i numeri, presentando una qualità insufficiente nel fare i calcoli.

PSICOLOGIA: IL RUOLO DELLA PREVENZIONE

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Un ruolo di grande rilievo nella riduzione dei problemi relativi al ritardo mentale spetta alla prevenzione. Essa può essere effettuata attraverso normali controlli ostetrici, o attraverso misure preventive più generali. Il ritardo mentale, in quanto espressione di un debole adattamento all’ambiente, non è una condizione che permane necessariamente per tutto l’arco della vita. Alcuni bambini che presentano stimoli lievi nei primi anni di vita, come un’incapacità nei compiti di apprendimento scolastico, con un training e delle opportunità adeguate possono sviluppare buone capacità di adattamento in altri ambiti.

PSICOLOGIA: IL RITARDO MENTALE E I SUOI FATTORI

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Si possono verificare alterazioni dovute ad anomalie o patologie di diverso tipo, determinate sia da fattori biologici sia da fattori psicologici e ambientali. Possono esserci deficit nello sviluppo percettivo e motorio, causati da lesioni cerebrali. Si parla di ritardo mentale quando ci troviamo di fronte a deficit cognitivi che comportano uno sviluppo cognitivo atipico, dovuto a fattori biologici e ambientali. Un bambino lasciato crescere in un ambiente carente di affetto, in un’atmosfera priva di stimoli e di cultura, o al contrario, in cui eccesso di stimoli indifferenziati non gli permette di prestare attenzione alle cose, alle persone o alle parole potrà evidenziare uno sviluppo meno armonioso, fino a manifestare un ritardo mentale. In alcuni casi, il ritardo mentale può derivare da entrambi questi fattori: cioè gli effetti negativi di un danno organico possono essere peggiorati da un ambiente non adatto allo sviluppo armonico di un individuo.

ANTROPOLOGIA: SOCIETà CALDE E FREDDE

Il campo degli studi di Levi Strauss è stato assai ampio. Non va dimenticato il contributo di Levi alla difesa delle società e delle culture amazzoniche, anche attraverso la distinzione, da lui proposta, tra società calde e fredde. Le società calde, come lo Europa, la cinese, l’araba, utilizzano tutte, per poter funzionare, forme di disparità sociale. Le differenze, le gerarchie, producono conflitti, tensioni, cambiamenti che alimentano in modo dinamico la storia di quelle stesse società. Le società fredde, ossia quelle primitive, tendono a mantenersi sempre nel loro stato iniziale, per cui ci sembrano società senza storia e senza progresso. Levi Strauss a riconosce, che tutte le società hanno una storia. Se alcune società possono definirsi fredde, è perché esse si sottraggono alla storia così come noi la intendiamo.

ANTROPOLOGIA: LA CULTURA, OVVERO TUTTO CIò CHE NON è CULTURA

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Dalla linguistica strutturale Levi Strauss ricavo due idee fondamentali. La prima idea è che la cultura stessa come linguaggio, può essere considerata come composta di una serie di segni elementari che, combinandosi diversamente tra loro, danno origine a significati di volta in volta diversi. La seconda idea è che la cultura, si compone di un numero limitato di segni, che possono dare luogo a un numero finito, per quanto assai elevato, di combinazioni. Fondendo queste idee provenienti dalla linguistica con il principio di reciprocità messo in luce da Mauss, Levi Strauss affrontó lo studio dei sistemi di parentela dove tali sistemi risultano essere limitati nel numero e dove il matrimonio viene inteso come un mezzo di scambio reciproco, cioè di comunicazione tra gruppi. Per Levi Strauss il concetto di cultura non serve a delimitare un campo di studio o competenza oppure un oggetto da definire come tale. Per Strauss la cultura è tutto ciò che non è natura nel senso corrente del termine,

ANTROPOLOGIA: LEVI STRAUSS, NATURA E CULTURA

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Il novecento è stato segnato in maniera decisiva da colui che alcuni ritengono il maggior antropologo del XX secolo: Claude Lévi Strauss. Per capire il Lévi Strauss teorico dobbiamo partire dalla linguistica strutturale, che conobbe negli Stati Uniti negli anni 40. Secondo i teorici della linguistica strutturale, una lingua è un sistema di segni che non sono le parole in quanto tali ma le unità fonetiche che le compongono: la lingua italiana, per esempio, ma e pa sono due di queste unità. Per questo motivo si parla di strutturalismo linguistico. Una lingua è una struttura in quanto i suoi elementi non hanno valore al di fuori delle relazioni che esistono tra loro.

ANTROPOLOGIA: L'INFLUENZA ESERCITATA DA MAUSS

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L’opera di Mauss ebbe un’influenza enorme tra i suoi allievi, specialmente su Claude Lèvi-Strauss, che dall’idea di reciprocità ricavò, la chiave di lettura di molti fenomeni culturali, in particolare di quelli relativi alla sfera della parentela e del matrimonio. Mauss favorí anche l’istituzione del Musée de l’Homme a Parigi e l’organizzazione di una azione etnografica in Africa: la Dakar Gibuti.

ANTROPOLOGIA: MAUSS E LA TEORIA DEL DONO E DELLA RECIPROCITà

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L’antropologo francese Marcel Mauss, allievo di Durkheim, introdusse, la definizione di fatti sociali totali. Secondo Mauss il fatto sociale totale in quanto coinvolge, specialmente in quelle che lo stesso Durkheim chiamava società a solidarietà meccanica, tutti gli aspetti della vita di un una comunità. Tra i fatti sociali totali analizzati da Mauss figura il dono. Esso studió il fenomeno così come si presentava in varie culture, e in particolare tra i Maori della Nuova Zelanda. Mauss, lavorava in una prospettiva comparativa, cioè ponendo a confronto i dati riguardanti numerose società, spiegó questo fenomeno sulla base di un principio: gli individui si comportano seguendo regole di cui sono quasi sempre all’oscuro.

PSICOLOGIA: LE FASI PSICOSOCIALI DI ERIKSON

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PSICOLOGIA: ERIKSON: LO SVILUPPO PSICOSOCIALE

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Anche lo psicoanalista statunitense Erik H. Erikson individua una serie di crisi che si possono manifestare nel corso della vita. L’individuo è chiamato ad affrontare questi periodi critici in età differenti e generalmente attraverso lo sviluppo di abilità psico-sociali quali: l’evolversi della fiducia al posto della sfiducia, la formazione dell’identità contro la disperazione dell’identità... Secondo Erikson lo sviluppo avviene attraverso il superamento di eventi specifici nel corso di ampie fasi di età. In altre parole, il successo nell’affrontare le sfide più importanti di una fase deve essere considerato la base per il passaggio all’era successiva. Dunque per questo studioso lo sviluppo prosegue per tutto l’arco dell’esistenza, il successo nel superamento delle varie tappe permette all’individuo di giungere alla vecchiaia e di viverla in modo sereno e soddisfacente.

PSICOLOGIA: LE FASI PSICOSESSUALI DELLO SVILUPPO IN FREUD

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PSICOLOGIA: FREUD: LE FASI PSICOSESSUALI DELLO SVILUPPO

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Secondo Sigmund Freud, lo sviluppo del bambino è rappresentabile come un continuo superamento di sfide. Allo scopo di interpretare l’origine e l’evoluzione di tale processo evolutivo e gli ha descritto come, attraverso le varie fasi dello sviluppo psicosessuale, il bambino si cimenti con il conflitto che si viene a creare tra i propri desideri e le richieste sociali. Se il bambino riesce a controllare queste fasi, si avvia verso uno sviluppo psicologicamente armonico; in caso contrario si verificano delle fissazioni, che in seguito possono provocare l’insorgere di possibili nevrosi: in altre parole la libido si può fissare su oggetti e zone erogene legati a condizioni o forme di soddisfacimento dei propri desideri che sono propri di fasi dello sviluppo antecedenti alla maturità.

SOCIOLOGIA: LE AZIONI NON-LOGICHE

Non sempre, il piano della mente e quello della realtà coincidono, altrimenti l’azione umana potrebbe essere spiegata con gli strumenti dell’economia. Spesso l’essere umano è convinto che certi mezzi servano per raggiungere il suo scopo, ma la realtà si comporta in maniera inaspettata. Quando questo accade, ci troviamo in presenza di azioni, che sono di particolare interesse per la sociologia. Le azioni non logiche non sono azioni assurde, illogiche, sconclusionate. Dal punto di vista del soggetto possono essere molto razionali, anzi quasi sempre lo sono. Il problema è che invece nella realtà non consentono di raggiungere lo scopo in maniera efficiente. Esistono diverse forme di azioni non logiche. La più diffusa è quando non vi sono nessi reali ed efficienti tra mezzi e fini, ma chi agisce pensa che una connessione esista.

SOCIOLOGIA: L'AZIONE LOGICA

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Pareto introduce il concetto di azione logica. Quando un’azione è logica? Quando l’individuo sceglie il mezzo giusto per ottenere il fine desiderato. Il mezzo giusto è il mezzo che, tra tutti quelli disponibili, consente di raggiungere il fine col dispendio minore. Tutte le azioni umane prevedono la scelta di un certo mezzo per ottenere un fine. Esse sono logiche quando il mezzo è il più adatto alla raggiungimento dello scopo, non logiche quando il mezzo è meno adatto. Ma ciò non basta. Perché l’azione sia realmente logica, è necessario che il rapporto oggettivo tra mezzi e fini, quello esistente nella realtà, corrisponda al rapporto soggettivo tra mezzi e fini, quella esistente nella mente del soggetto che agisce.

SOCIOLOGIA: VILFREDO PARETO

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Il tema del comportamento razionale è centrale anche nell’opera di Vilfredo Pareto, studioso italiano che visse però a lungo a Parigi. Le sue riflessioni, hanno permesso di migliorare la nostra comprensione dell’agire sociale di quello politico. Pareto fu prima di tutto un famoso economista. In quanto tale, e gli si era occupato soprattutto dei comportamenti economicamente razionali dei soggetti sociali, cioè di quelle azioni che permettono di ottenere il massimo di benessere possibile col minimo dispendio nel contesto di certe condizioni prefissate. Pareto individuò nella sociologia la scienza in grado di studiare e spiegare quei comportamenti irrazionali che costituiscono gran parte dell’agire sociale e che sfuggono all’osservazione dell’economia. Perciò negli ultimi anni della sua vita si dedicò agli studi sociologici, pubblicando un trattato di sociologia generale, in cui espose i risultati raggiunti.

PSICOLOGIA

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LO SVILUPPO EMOTIVO CHE COSA SONO LE EMOZIONI Le emozioni possono essere definite come stati complessi dell’organismo caratterizzati da fattori psicologici e fisiologici: ad esempio la paura. Tali cambiamenti, sollecitati da stimoli provenienti dall’ambiente esterno, rendono l’organismo pronto a una risposta adattiva, cioè idonea a favorire l’adattamento a una certa situazione. IL RUOLO DELLE EMOZIONI Le emozioni influenzano l’attenzione, la motivazione e gli interessi personali, ci indicano gli scopi verso cui muoverci, ci aiutano a definire piani per il conseguimento di tali scopi. Anche nei processi di valutazione entrano in gioco le emozioni: tenderò a considerare un oggetto o un evento bello o brutto a seconda del fatto che mi piaccia o non mi piaccia, che si colleghi a esperienze emotive positive o negative. EMOZIONE E RELAZIONI Fin dalla nascita il bambino è predisposto alla relazione con altri esseri umani, alla comunicazione di emozioni come la rabbia, la gioia, la

ANTROPOLOGIA

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IL PARTICOLARISMO STORICO DI FRANZ BOAS Franz Boas fu promotore di un rinnovamento dell’antropologia americana attraverso la critica dell’evoluzione culturale, sostenendo che bisogna studiare ogni cultura nella sua specificità (particolarismo storico). Boas fece ricerche su diverse popolazioni del Nord America e nella scuola che fondò, di cui fecero parte anche R. Benedict e M. Mead, svilupparono diverse teorie della cultura. Boas non diede mai una definizione di cultura, ma si batte per far capire che i fenomeni culturali sono ben poco legati a quelli biologici. Cercó di spiegare l’infondatezza del pregiudizio e della razzismo nei confronti di neri e immigrati che anche se spesso poveri e analfabeti, non erano per questo nazionalmente inferiori. RUTH BENEDICT: LA CULTURA COME 'CONFIGURAZIONE' Ruth Benedict si formó con Boas e presentò un modo nuovo di guardare alla cultura, dove eliminó tutto quanto non è simbolico (arti, tecniche, economia…) e incluse solo idee, v

PEDAGOGIA

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L'AFFERMAZIONE DELL'UMANESIMO ALCUNE QUESTIONI PRELIMINARI L’affermazione dell’umanesimo in Italia, a partire dalla metà del XIV secolo pone numerose questioni di carattere storico. Il medioevo appare ancora, come un periodo lungo e oscuro della civiltà europea. Questa tendenza a svalutare il medioevo cominciò a farsi strada con l’opera di alcuni intellettuali che immaginarono il vasto movimento poi definito con il termine umanesimo. Gli umanisti infatti, avevano l’esigenza di un pensiero nuovo e di una nuova concezione del mondo e della vita. QUANDO INIZIA L'UMANESIMO? Definire una data di inizio del periodo non è facile, così come è difficile anche stabilire gli iniziatori dell’umanesimo. Sul piano letterario e tuttavia a Francesco Petrarca che la maggior parte degli studiosi attribuiscono il ruolo di iniziatore della nuova corrente umanistica. Uno dei più grandi interpreti del medioevo, lo storico e filosofo Francesco Étiene Gilson, A messo in evidenzia com

SOCIOLOGIA

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EMILIE DERKHEIM LA FORZA DI COESIONE SOCIALE Émilie Durkheim studia le grandi trasformazioni che interessano la società europea e in particolare quella francese, in cui egli vive. Egli vuole soprattutto comprendere le forze che tengono coesa una società. A tali forze il gli dà il nome di solidarietà: una collettività è tanto più solidale quanto più si comporta in maniera coesa. LA SOCIETà PREINDUSTRIALE Osservando le trasformazioni avvenute nella società europea con l’industrializzazione, egli nota che le forze di coesione sociale sono almeno di due tipi nella società preindustriale le persone vivevano in gruppi relativamente piccoli e indipendenti gli uni dagli altri. In un contesto simile, il legame interpersonale che s’instaura tra i membri di una collettività era un legame per somiglianza, dovuto al fatto che gli individui non differivano significativamente gli uni dagli altri, ma svolgevano attività analoghe, provando sentimenti affini, avevano scale di valori uguali, segu